Monte Tiriolo

Situato a N.E. del centro abitato omonimo, il Monte Tiriolo è l’ultimo testimone di un’antica falda di ricroprimento. L’erosione preferenziale dei fiumi ad esso paralleli, Corace a Est, Amato ad Ovest, gli ha dato una morfologia caratteristica a tronco di piramide a base rettangolare, che lo fa citare nei testi prototipi della geologia come catena e non come monte. Petrograficamente si presenta come una massa sedimentaria con un nucleo centrale di calcari cristallini, ricoperti sulle falde da dolomie saccaroidi, dai graniti sui quali insiste il nuovo centro abitato, da sciti filladici e grigi e per la maggior parte,da conglomerati.Si trovano sulle falde vari tipi di minerali :miche, calcite, granati nella varietà grossularia ed almandino, spinelli verdi,vesuvianite e quello ricercato dai collezionisti la gahnite, spinello a riflesso vetroso, di colore verdastro-azzurro scuro reperibile ai piedi del monte in località “Vallazzaru” “Donna Angelica” “Cicconi”. Il mesozoico e ben rappresentato dalla formazione Giurassica del Monte Tiriolo. si sviluppano in senso orizzontale, spesso abbellite da concrezioni calcaree che pendono dal soffitto, come quella denominata “do rimitu” (dell’eremita), e sono quelle che accentrano di più l’attenzione degli studiosi. Utilizzate sicuramente in passato come rifugio dell’uomo preistorico (numerosi utensili in selce scheggiata si rinvengono in prossimità degli anfratti). La più famosa è quella detta del “Re Nilio” indicata nel folklore locale come deposito di un leggendario tesoro custodito da forze demoniache e protetto da un incantesimo che si può infrangere solo superando prove terribili e sanguinarie. La cima del monte è cinta da un notevole complesso fortificato con torri quadrangolari, semicircolari, bastioni. L’ipotesi più plausibile, sulla presenza di tale complesso, è che Tiriolo, dopo secoli di abbandono seguiti alla scomparsa del centro dell’Ager Teuranus, sia rinato in tempi in cui la difesa doveva essere la principale preoccupazione delle nuove genti che si insediarono sulla cima più alta (intorno all’attuale castello nel centro storico di Tiriolo). Motivo di tali preoccupazioni furono principalmente le incursioni e le scorrerie che, tra l’VIII e l’XI secolo,vedono attori principali Arabi, Turchi, Normanni sia di terra che da mare. Così come era avvenuto in età medio-ellenistico, la montagna diventa l’estremo rifugio per la popolazione tiriolese che qui ripara durante i lunghi periodi di assedio. Non sembra, infatti, di poter immaginare, tra i maestosi ed imponenti ruderi, un vero e proprio centro abitato. Esso, certamente, avrebbe più considerevoli tracce che almeno in parte avrebbero dovuto essere visibili così come le opere di difesa costruite con cura impiegando il doppio paramento e con abbondante impiego di pietra e malta.

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